Quando chiedere aiuto

“Remi ascolta il mare”
Edouard Boubat, 1995

Ciascuno di noi a qualsiasi età può attraversare momenti nei quali prova una qualche forma di sofferenza emotiva e relazionale, che può manifestarsi con modalità molteplici:

attraverso problematiche organiche che non trovano una spiegazione unicamente medica, come ad esempio mal di testa, mal di stomaco, stanchezza cronica; attraverso sintomi psicologici come ansia, insonnia, apatia, mancanza di concentrazione, ossessioni; attraverso una percezione di Sé e del mondo esterno faticosa e disturbante che porta a vivere sotto la pressione di automatismi come ad esempio credere che l’infelicità sia un destino e che le relazioni con gli altri non possano che essere insoddisfacenti; escludere con assoluta convinzione che si possa cambiare qualcosa nella propria vita; fare inesorabilmente fallire ogni nuova relazione sentimentale; non avere un’adeguata e realistica stima di sé; vivere con un generalizzato e persistente senso di insoddisfazione di sé; sentirsi sempre in difetto o sempre superiori a tutti gli altri; sentirsi di dover fornire in ogni occasione livelli di prestazione quanto più elevati; sentirsi inibiti nella propria spontaneità; sentirsi continuamente sfuggire il proprio tempo presente; “rimuginare” le proprie esperienze passate con un senso di fallimento, di colpa o di ingiustizia subita. 

Ha senso chiedere aiuto anche quando ci si accorge di vivere con un senso di sofferenza “lieve ma persistente” a cui è difficile dare un nome.

Aree di intervento